Bere caffè per me non è solo una questione di caffeina.
È un piccolo rituale quotidiano, qualcosa che richiede tempo e attenzione, ma che proprio per questo diventa piacevole.
Negli anni ho provato vari metodi, ma sono sempre tornato alla moka e al macina caffè manuale.
La mia è una moka da due tazze, di quelle classiche in alluminio.
Il macina caffè che uso è un Kingrinder K2 (puoi approfondire qui), un macinino manuale con regolazione micrometrica, solido e preciso ed una bilancia con timer. Da poco sto provando il caffè specialty un caffè monorigine di alta qualità, con un gusto più particolare e delicato del solito.
La macinatura giusta per la moka sta tra fine e media: troppo fine e il caffè risulta amaro e bruciato; troppo grossa e diventa acquoso.
Con il Kingrinder riesco a trovare facilmente il punto perfetto, regolando qualche clic in più o in meno come scritto nelle istruzioni del macina caffè circa 60/70 clic.
Ogni tanto preparo anche il caffè con la V60, un metodo di estrazione manuale con filtro di carta.
È più lento della moka, ma restituisce un caffè completamente diverso: più pulito, profumato, con note aromatiche più chiare.
È interessante perché cambia in base alla macinatura e alla temperatura dell’acqua: due variabili che con la moka sono meno controllabili.
Scelgo questi metodi per una questione economica, sostenibile e di gusto.
Le macchinette a capsule sono comode, ma producono rifiuti non sempre riciclabili: ogni caffè significa una capsula in più da smaltire.
E anche le macchine da espresso domestiche, seppur affascinanti, richiedono un minimo di manutenzione e attenzione ai particolari per dare un risultato davvero buono.
La moka e il macinino, invece, sono strumenti semplici, durevoli, senza sprechi e senza plastica.
Ti costringono a rallentare: a dosare il caffè, a scegliere la macinatura.
La moka e il macinino, invece, sono strumenti semplici, durevoli, senza sprechi e senza plastica.
Ti costringono a rallentare: a dosare il caffè, a scegliere la macinatura.
Non è il metodo più veloce, ma è quello che mi piace di più.
È un gesto che rimette le cose nella giusta prospettiva: la fretta di un espresso perfetto in 30 secondi non vale la soddisfazione di un caffè preparato con calma, che profuma di buono e di tempo speso bene.